venerdì 6 febbraio 2009

Caso Englaro: il governo, con piglio anti-umanitario, vara d'urgenza un decreto-legge per sospendere l'esecuzione della sentenza della Cassazione


Quando le coscienze di molti si erano tranquillizzate perchè finalmente i nodi si erano sciolti e, malgrado le manifestazioni contrarie, era stato dato l'avallo per l'interruzione delle cure forzate a Eluana Englaro in coma da 17 anni, giunge con un colpo di scena il decreto governativo approvato proprio poche ore fa.
Nel decreto "Englaro" un solo articolo, che così recita: "In attesa dell'approvazione di una completa e organica disciplina legislativa in materia di fine vita, l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi".
Il decreto, decisamente in rottura rispetto alle indicazioni fornite dal Presidente della Repubblica, non potrà essere operativo prima della firma da parte di Napolitano e della pubblicazione sulla GUR.
Quindi, a stretto rigore, le procedure di interruzione dell'alimentazione forzata, avviate presso la casa di cura "La Quiete" di Udine, non dovrebbero essere sospese.
Il varo di tale decreto rappresenta, tuttavia, un colpo di scena, voluto con piglio quasi "dittatoriale", rispetto sia alla sentenza della Corte di Cassazione, sia a quanto dichiarato appena poche ore prima dal Capo dello Stato. E' un sintomo indicativo di quanto vilmente il governo intenda manifestare una strategia di sottomissione clericale alla linea rigida di Papa Ratzinger su queste tematiche (per timore di perdere il supporto dell'elettorato cattolico), e di quanto intenda tendere ancor più la corda nel confronto duro con altre fondamentali istituzioni dello Stato.
Vi è, in una decisione presa tanto precipitosamente, un cipiglio decisamente autoritario e la mancanza assoluta - in nome di un principio declinato in maniera ottusa - di un briciolo soltanto di sensibilità umanitaria.
Qui, nel caso di Eluana, non si discute se sospendere delle cure erogate con accanimento "terapeutico" ad un individuo in coma da pochi mesi o da un anno soltanto, ma da ben 17 anni, in una situazione che non dà assolutamente adito alla speranza d'un cambiamento.
Le attese per Eluana si sono protratte al di l° di ogni ragionevole speranza: è arrivato il momento in cui si deve pur decidere se "liberare" qualcuno da uno stato intermedio di non vita e di non morte.
Le decisioni sono state prese; una sentenza della Cassazione è stata emessa.
Cosa occorre di più?
C'è da chiedersi: dov'è Eluana Englaro, adesso? Se si crede all'esistenza di un'anima, probabilmente non è più in quel corpo da tempo. Oppure se, come tendono a credere altri, a causa della permanenza del suo corpo in una vita soltanto vegetativa, quest'anima è costretta a rimanere in quei paraggi, pur già scorporata, è impossibilitata ad "andarsene" del tutto, proprio perchè quel suo corpo è mantenuto in vita artificialmente, alimentato e sostenuto nelle sue funzioni vitali.
Se, invece, si pensa secondo un'ottica laica e si postula che l'individuo si manifesta soltanto a condizione che il suo cervello sia attivo, esprimendo anche in lievi tracce una qualsivoglia attività elettrica, allora Eluana non è più lì da tempo.
Viceversa, il suo corpo è stato mantenuto in vita così a lungo, andando - a ben guardare - contro la natura: quale individuo (o essere vivente, più in generale) potrebbe sopravvivere senza alcuna attività cerebrale, in condizioni "naturali", cioè senza le macchine, l'alimentazione artificiale ed il supporto alle diverse funzioni vitali?
In altri tempi, la natura avrebbe fatto il suo corso e nessun medico avrebbe potuto contrastare una naturale evoluzione delle cose: a costoro sarebbe stato richiesto soltanto di essere presenti, soccorrevoli per confortare ed allievare le sofferenze del morente.
Il meno è il meglio, recita una delle massime ippocratiche che dovrebbe essere tuttora alla base della pratica medica.
Dando simili prove di sé, la Medicina contemporanea dimostra di essere crudele e senza cuore e di aver perso alcuni suoi principi etici e filosofici di base.
In più, è preoccupante oltremodo la tendenza dei politici di controllare sempre più con leggi e decreti l'operato medico che dovrebbe essere regolato principalmente da norme deontologiche, soprattutto per quanto concerne tutte quelle delicate decisioni da prendere "secondo scienza e coscienza".

Nessun commento:

Posta un commento

Creative Commons License
Frammenti by Maurizio Crispi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at maurcrispi.blogspot.com.